di Bruno Morelli
L’assetto territoriale della nostra città non offre
notoriamente alcune possibilità di espansione urbanistica lungo la costa a
causa di due vincoli fondamentali:
- la contiguità urbana con la città di Anzio;
- la presenza del Cea (Centro Esperienza Artiglieria) dislocato nella fascia compresa tra Cretarossa e Torre Astura.
Lo sviluppo turistico di Nettuno deve essere programmato
tenendo presente che qualsiasi eventuale intervento di supporto a livello
urbanistico, deve e dovrà assumere carattere di valorizzazione e
razionalizzazione dell’attuale assetto territoriale, non potendone
realisticamente ipotizzare uno diverso nel breve e medio termine.
Dopo tanti dibattiti sulle direttrici di sviluppo turistico
della città, non possiamo più pensare di assegnare al
turismo un ruolo primario nella comoda e illusoria presunzione che da soli il sole, il mare, il patrimonio artistico compiano il miracolo di assicurare tale sviluppo.
turismo un ruolo primario nella comoda e illusoria presunzione che da soli il sole, il mare, il patrimonio artistico compiano il miracolo di assicurare tale sviluppo.
Infatti, queste caratteristiche che siamo felici di vantare,
non possono nulla da sole; non esiste possibilità di sviluppo senza che i
politici, gli amministratori, gli operatori e la popolazione tutta si sentano
impegnati ad assumere provvedimenti coerenti con gli obiettivi che si vogliono
raggiungere; perché lo sviluppo turistico non è un diritto che si ottiene
confidando soltanto sui caratteri ambientali, ma è il risultato di impegni e
sacrifici precisi, di un’azione concreta incisiva capillare perché né il sole
né il mare da soli assicurano una rendita posizionale.
Nettuno si trova di fronte a una precisa alternativa: o si
punta veramente sul turismo, o si continua sulla strada della sostanziale
disattenzione alle esigenze del turismo, mirando soltanto a modesti risultati
“spontanei” che la domanda di questi anni ha dimostrato di poter concedere.
Per qualificare Nettuno come città turistica balneare
occorre un deciso cambiamento di rotta, perché l’economia e l’impatto sociale
del turismo itinerante pendolare, o di transito, sono comunque limitati dalla
natura e dai modelli comportamentali che questi tipi di flusso turistico
assumono; il richiamo artistico e culturale va sostanzialmente integrato con il
richiamo balneare teso ad attrarre turismo di soggiorno e a modificare
l’immagine stessa della città.
Occorre adeguare le attività economiche complementari come
artigianato, agricoltura e commercio, alle esigenze del turismo per dotare di
strumenti validi un’ offerta che vadano oltre l’esistente.
L’artigianato, seppure in sofferenza, è un settore economico
che crea occupazione ma a Nettuno esso sembra però incapace di andare oltre lo
spontaneismo e la microimprenditorialità.
Il settore ha bisogno di una politica di recupero che ne
rilanci vitalità e consistenza economica, agevolando forme di cooperazione e
consortili capaci di consentire un
miglior accesso al credito e facilitare gli insediamenti sul territorio.
Nonostante la frammentazione fondiaria e gli svantaggi di un
comparto economico sprovvisto di protezione, Nettuno amministra ancora una
buona economia agricola. Essa però va aiutata e resa più valida con innovazione
delle culture e tipizzazione dei prodotti (floricoltura in serra, Vini doc,
ortaggi coltura). Anche in questi settori, attraverso una nuova politica di
cooperazione che permetta di recuperare mezzi finanziari e redditività, si deve
dare impulso a una commercializzazione più intelligente e meno localistica.
In definitiva crediamo che occorre puntare simultaneamente
sull’industria turistica supportata da artigianato, agricoltura di qualità e
servizi eccellenti attraverso la mobilitazione di tutte le energie innovatrici
presenti sul tessuto socio-economico cittadino, la preparazione degli
strumenti di accoglienza di base e complementari indispensabili per il successo
di tale scelta, e l’innovativa integrazione del già esistente turismo
religioso.